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di Lydia Niyonzima, psicologa clinica e sociale, membro di Seguimi

Dal 2014 lavoro come psicologa, in ONKIDI (acronimo francese dell’Organizzazione Nkurikira per le Iniziative di Sviluppo Integrale), nel progetto scolastico per orfani e altri bambini vulnerabili.

Alcuni dei bambini che seguo hanno vissuto orribili momenti di guerra, hanno assistito a scene di omicidi dei loro familiari e sono diventati orfani.

Altri sono bambini i cui genitori vivono in condizioni di estrema povertà, non sono in grado di provvedere alle tasse scolastiche e, spesso, non riescono nemmeno a garantire loro un pasto quotidiano.

Tanti bambini vivono con i loro genitori, altri con adulti, loro tutori, parenti o persone estranee alla famiglia ma amanti della vita e che, in totale gratuità, si prendono cura dei ragazzi privi di familiari.

Spesso, sono i bambini stessi che si rivolgono all’ONKIDI per chiedere supporto, dicendoci di aver sentito parlare delle opere di ONKIDI dai loro compagni di classe che ne ricevono il sostegno. In altri casi, sono i genitori, i tutori o le persone dell’amministrazione territoriale che, vedendo vagare i bambini per le strade della città senza un impegno scolastico, si rivolgono all’organizzazione. È poi necessario seguire le indagini per la verifica dei fatti.

Così, scopriamo che molti e diversificati sono i problemi che presentano i giovani che seguiamo.

Alcuni hanno subito abusi psicologici, altri sono stati abusati fisicamente e, in entrambi i casi, hanno sviluppato un senso di perdita della vita umana che, alla fine, ostacola qualsiasi sforzo per riuscire con successo nell’apprendimento scolastico.

Va notato che alcuni frequentano la scuola solo perché i genitori, i tutori o altri hanno deciso di

iscriverli.

 

Per quel che mi riguarda, mi occupo anche dell’accompagnamento didattico e aiuto chi ne ha Formazione alla convivenza pacifica prima, durante e dopo le elezioni politiche in Burundi, per i ragazzi di varie tendenze.

bisogno a svolgere i compiti perché, altrimenti, si arrenderebbero facilmente di fronte a ogni piccolo ostacolo e lascerebbero subito la scuola.

Ci sono poi bambini nati da unioni incestuose, tra fratello e sorella, altri abusati sessualmente dai propri parenti. Per ignoranza o per mancanza di un’adeguata educazione familiare, alcuni adottano comportamenti scorretti come il vagabondaggio sessuale, il consumo di droga o vengono reclutati in movimenti politici armati. Le ragazze, poi, sono le più esposte allo sfruttamento e alcune si ritrovano, molto spesso, in stato di gravidanza.

Lavoro in questa situazione problematica e sono chiamata ad ascoltare i ragazzi con attenzione, a seguirli perché ritrovino la stima di se stessi, il gusto di vivere. Mi occupo di accompagnarli perché riprendano speranza nella vita. Cerco di guidarli perché divengano capaci d’investire nel loro futuro per il quale, oggi, devono spendere i loro sforzi maggiori.

Come si può immaginare, il mio non è un lavoro facile! Ho avuto successi, ma anche fallimenti. Da un lato, mi rallegro dei successi e ringrazio Dio per questo. D’altro canto, mi rendo conto che i miei limiti, a volte, hanno contribuito ai fallimenti senza che ne avessi alcuna intenzione. Attualmente, posso contare sul sostegno e sul contributo degli altri, oltre che sull’aiuto dall’Alto. Durante le mie visite domiciliari, scopro la miseria delle famiglie che ospitano i nostri giovani: case in cattive condizioni, con il tetto pieno di buchi attraverso il quale è possibile vedere il cielo blu. Ci sono crepe sui muri, talvolta il bestiame condivide lo stesso tetto della famiglia.

Ci sono famiglie che, in caso di pioggia, trascorrono notti insonni alla ricerca di un riparo.

Grazie all’aiuto di tante persone che hanno contribuito con somme di denaro, ci è stato possibile costruire o riparare alcune case, dopo che le mie visite domiciliari ai beneficiari mi hanno permesso di constatare e rendere note le reali condizioni di vita di tante famiglie.

Sono molti i nostri giovani che vivono in famiglie con redditi incerti, insufficienti o quasi nulli e che, per mancanza di cibo, di ogni genere di prima necessità, sono costretti ad abbandonare la scuola.

Per alcuni bambini la fame è lo spettro quotidiano contro cui lottare e quando non c’è nulla da mettere sotto i denti, i genitori vanno a mendicare nei luoghi pubblici.

Altri ragazzi vivono da soli senza un adulto di riferimento, oppure sono orfani e sono in casa con le proprie nonne tanto anziane e ormai prive di forza, da non essere più in grado di affrontare alcun lavoro.

Di ritorno dalle visite, espongo i casi alla nostra équipe di ONKIDI chiedendo aiuto per queste situazioni, alle quali viene sempre destinata una piccola somma mensile per il cibo e per il mantenimento dei bambini a scuola.

 

La visita alle famiglie mi consente pure di verificare la qualità relazionale tra i membri delle famiglie.

Talvolta mi rendo conto che alcuni bambini sono insolenti nei riguardi dei loro genitori, ma vi sono anche genitori molto disattenti e che trascurano i propri figli. Vi sono limiti e fragilità da parte di tutti che rendono difficili i rapporti familiari.

Il mio servizio quotidiano è fatto di ascolto empatico e di benevola neutralità nei confronti dei giovani bisognosi, dei loro genitori o dei tutori che si rivolgono al nostro centro, in caso di conflitti con i figli o per problemi scolastici.

Mi dedico anche a visitare le scuole frequentate da questi bambini e qui svolgo il ruolo dei genitori: partecipo ai colloqui con gli insegnanti per informarmi sull’andamento didattico e disciplinare dei figli.

Con tutti i ragazzi che seguo applico un attento ascolto, li guido nell’introspezione perché trovino le risorse per risolvere ostacoli interni o esterni. Li aiuto a trovare soluzioni autonome ai loro problemi e sono contenta di constatare che, molte volte, sono riuscita a centrare quest’obiettivo. Faccio colloqui individuali, organizzo gruppi di conversazione in cui giovani che presentano problemi simili si confrontano e si scambiano testimonianze. Organizzo incontri di formazione su vari argomenti e riflessioni su questioni sollevate durante le visite nelle famiglie, nella scuola. Talvolta, l’oggetto dei nostri dialoghi sono le domande individuali o, semplicemente le notizie del Paese, i valori umani. Insomma, ci concentriamo su tanti temi sensibili relativi alla vita dei giovani e degli adolescenti.

Concludo ripetendo il mio pressante e sentito appello a tutti coloro che possono darci un sostegno nei vari ambiti di questo complesso, difficile importante lavoro, a favore di tante persone che chiedono solo di poter vivere in pace e con dignità.

Scarica larticolo pubblicato sul N. 42 Giugno 2021 di Seguimi News (formato pdf)