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Volontari - AIS SeguimiOrganizzazioni di volontariato, Centri Servizi Volontariato (Csv) e studiosi uniti per chiedere un percorso partecipato nell’elaborazione dei decreti legislativi di attuazione della legge delega.

 

Rappresentanti di organizzazioni di volontariato, nazionali e locali, centri di servizio per il volontariato e studiosi: tutti riuniti nel Comitato “laparolaaivolontari” per chiedere un percorso partecipato nell’elaborazione dei decreti legislativi di attuazione della Legge delega di Riforma del Terzo settore. “Sta in questi giorni girando uno Schema di decreto legislativo che si discosta notevolmente dalle indicazioni contenute nella legge delega per la riforma del terzo settore e che è stato redatto senza che il mondo del volontariato venisse consultato. – spiegano i promotori – Il testo appare costruito su un’idea verticistica e quindi totalmente estraneo alla realtà del volontariato italiano che vive radicato nel territorio in cui opera”.

Da questa preoccupazione muove dunque la volontà di sottoporre proposte specifiche al Governo e chiedere di aprire un dibattito partecipato. “Questo nostro intervento – si legge – nasce dalla profonda preoccupazione che ci ha procurato la lettura di un testo che sta circolando, nel quale si evidenziano contrasti con quanto affermato nella legge delega, né tantomeno s’individuano criteri per la definizione delle ‘attività di interesse generale”.

Il Comitato ha dunque redatto e condiviso un documento, inviato al Governo, alle competenti Commissioni parlamentari e ad altre istituzioni interessate, che contiene una serie di riflessioni critiche e di proposte: dalle reti associative di secondo livello al funzionamento dei Csv. Si tratta, spiegano, dei “punti che a noi appaiono più critici dello Schema in circolazione”; l’obiettivo è “fornire esempi di come i problemi non si risolvano solo con l’approvazione di una legge delega” e “quanto sia importante il meccanismo attuativo”.

Il Comitato si dice totalmente contrario al criterio per definire le reti associative di secondo livello (comprese quelle che “associano direttamente o indirettamente un numero non inferiore a 500 enti”), con il quale “si taglierebbero fuori moltissime reti di volontariato, pure importanti e significative che nel nostro Paese operano da tempo sui territori e a livello nazionale realizzando – sottolinea – e promuovendo ‘attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuità”. Preoccupa il riferimento ad un’unica “Associazione degli enti del Terzo settore”’ che “sembra presupporre ora e per sempre un monopolio della rappresentanza del volontariato e del terzo settore”. Il documento poi affronta la questione legata alla revisione del sistema dei centri di servizio per il volontariato e alla gestione delle risorse ad esso destinate.

I firmatari – docenti universitari, responsabili di associazioni. a livello nazionale come locale, come ConVol, Fondaca, Coordown, Aibi, Avulss, Movi, Cittadinanzattiva, Aido – s’impegnano ad organizzare momenti di confronto e di studio per “rafforzare il ruolo della cittadinanza attiva, del volontariato e del terzo settore”.

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